venerdì 4 febbraio 2011

La carica dei 300 eco avvocati per l'ambiente

Sono 300 e sono forti, anzi fortissimi e agguerriti. Sono i legali che ogni giorno si battono contro discariche abusive, fiumi inquinati, e cemento che dilaga. Sono gli avvocati al fianco del Wwf Italia, 300 quasi uno al giorno per oltre 1.000 ore di lavoro l’anno a servizio della società civile, 250 udienze nel 2010 per difendere salute e ambiente. 
Le loro storie e il loro impegno si può trovare sul  sito  www.wwf,.it  “La parola all’avvocato”: racconti di ordinaria lotta all’illegalità ambientale raccontate dai protagonisti e la mappa  delle azioni contro l’illegalità ambientale in Italia
I dati raccolti dall'associazione vanno dal 1986 a oggi:  illegalità ambientale in oltre 2.000 giudizi in cui il Wwf ha preso parte. Da Nord a Sud contro industrie inquinanti, enti locali colpevoli di violazioni in materia di caccia, contro privati per salvare l’integrità dei boschi o dei fiumi, ricorsi per conto di cittadini o associazioni locali contro inquinamenti  o espansione di cave, ricorsi contro progetti deturpanti per il paesaggio o abusivi, opposizioni o ricorsi contro progetti di grande opere prive di Valutazione di Impatto Ambientale, costituzione di parte civile contro incendiari o bracconieri, e infine contro industrie ricomprese negli elenchi dei siti da bonificare colpevoli di inquinamenti illeciti e altri gravi reati ambientali.

Il numero delle violazioni in materia di tutela ambientale, salute e sicurezza dei lavoratori e dei cittadini è altissimo (uno ogni 43 minuti – dato del Ministero dell’Ambiente nel 2010) e, pur consapevoli che i processi seguiti direttamente dal Wwf siano solamente  una goccia nell’oceano, sono state oltre 250 le udienze alle quali hanno presenziato gli   avvocati del WWF nel solo 2010. Questo vuol dire che ogni giorno in un’aula di Tribunale italiano prende la parola un avvocato del Panda per difendere l’ambiente e che in un anno sono oltre 1000 le ore di impegno che complessivamente questi validi professionisti dedicano, a nome del Wwf, alla tutela di un territorio purtroppo sempre più considerato solo come fonte di lucrosi ed illeciti guadagni e che ha visto l’infiltrazione della criminalità organizzata all’interno di molte attività illecite. In questo momento il Wwf è presente ed è parte attiva in oltre 300 processi tuttora pendenti, un grande sforzo a difesa degli interessi della collettività attuato anche con l’aiuto degli avvocati e delle migliaia di sostenitori.

Anche nei casi di reati ambientali le  intercettazioni sono uno strumento indispensabile per fermare i crimini ambientali: sono numerosissimi i casi di importanti  processi per grandi inquinamenti  industriali,  traffici di rifiuti e sostanze pericolose, scempi territoriali come  cave  abusive, cementificazioni illegali che sono nati a seguito di pazienti e lunghe indagini svolte anche attraverso le intercettazioni. Se si togliesse questo strumento ai magistrati molti dei reati cosiddetti “ambientali”  non potrebbero essere più scoperti, in primis tutti quelli sul traffico illegale di rifiuti, una delle piaghe del nostro paese. Il WWF ha sott’occhio alcuni processi in cui lo strumento intercettazioni sta svolgendo un ruolo importante; quello sul commissariamento rifiuti in Campania, sull’inquinamento del petrolchimico di Priolo, contro le cave abusive nel salernitano (in cui sono imputati anche funzionari pubblici)
Molti e gravi reati ambientali nascono non da un evento diretto (ed esempio  l’industria che scarica sostanze inquinanti in un fiume), ma da reati fiscali o   amministrativi  (falsi documenti, autorizzazioni illegali, corruzioni di pubblici amministratori, truffe ).  Spesso quindi  gli inquirenti riescono a scoprire   casi gravi  di inquinamento attraverso  intercettazioni svolte su pubblici amministratori per reati cosiddetti “minori”. Infine, e questi sono i casi più gravi, si spunterebbero  anche  molte armi investigative per la lotta alle “ecomafie”, spesso coinvolta in molti crimini ambientali e spesso  gli “ecomafiosi”  ed i loro complici vengono  scoperti attraverso  indagini compiute su altri  fatti non direttamente collegati. In altre parole:  difficilmente oggi un’indagine nasce ipotizzando da subito il reato di associazione mafiosa. È più frequente che da un caso di estorsione, incendio, minacce si arrivi alla contestazione del più grave reato associativo,  dietro al qual spesso si nascondono i grandi traffici di rifiuti, le speculazioni selvagge e le mille  e sempre più sofisticate maniere che i “criminali ambientali” escogitano per lucrare a danno dell’ambiente  e della  salute .

“L’attività degli avvocati che lavorano al nostro fianco da oltre 20 anni è la ‘cartina tornasole’ di quanto l’illegalità in campo ambientale sia diffusa e costante “ - ha dichiarato Patrizia Fantilli, responsabile Ufficio legale - legislativo del WWF Italia -  Il contrasto al crimine ambientale che svolgiamo grazie alla loro opera qualificata è l’unico strumento di cui disponiamo ma le ‘armi’ a loro disposizione sono ancora ‘spuntate’. E’ urgente  inserire nel Codice penale la voce ‘Delitti ambientali’. Ad oggi, infatti, le sanzioni previste dalle leggi di tutela dell’acqua, dell’aria,  del suolo, delle aree protette e della fauna, (a parte rare eccezioni come il traffico di rifiuti) sono esclusivamente di natura ‘contravvenzionale’ (secondo la classificazione del’39 del codice penale). Sostanzialmente sono forme di reato punite con sanzioni più ‘leggere’ rispetto ai ‘reati-delitti’. Quindi il sistema sanzionatorio per le  leggi di tutela ambientale costituisce il tallone d’Achille per cui in Italia gli illeciti ambientali  sono sempre più frequenti e gravi , pur producendo effetti devastanti sul territorio, sulla natura, sul paesaggio e sulla salute umana, rimangano sostanzialmente impuniti”.
 
Nonostante nelle ultime quattro legislature siano state elaborate numerose e condivisibili proposte di legge per l’introduzione nel Codice penale di “Disposizioni in materia di delitti contro l’ambiente”, firmate e presentate “trasversalmente” da parlamentari di diversi schieramenti  politici, queste (inspiegabilmente) non sono state  mai discusse  in Parlamento. Il  Wwf da oltre 15 anni  si batte per una riforma del codice penale con l’inserimento di una sezione dedicata ai “Delitti contro l’ambiente” e per l’attuazione concreta  di leggi europee, tra cui la “Direttivasulla tutela penale dell’ambiente”  (Direttiva 2008/99/CE) che prescrive a tutti Paesi europei un sistema di sanzioni efficaci  per  la prevenzione e la repressione dei  crimini ambientali e degli altri gravi reati a questi connessi e collegati con le criminalità organizzate  in tutto il territorio dell’Unione Europea.
 La rapida attuazione della Direttiva sulla Tutela penale dell’Ambiente quindi, non è solamente  un atto doveroso, di responsabilità e di civiltà da parte di ogni Stato membro dell’Unione Europea, ma  potrebbe  costituire  finalmente anche l’occasione per il Parlamento per riavviare la discussione delle numerose  proposte  di legge per l’introduzione  nel Codice Penale dei “delitti ambientali”, riforma avviata e rimasta inattuata da ormai oltre 15 anni .


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